Esperienze vissute nell'ultimo mese, tentativi, momenti passati con i compagni di corda e lunghe ore da solo.
Placca granitica spaziale incisa da una vena di quarzo perfetta che esige un ristabilimento ostico... Damiano, volo!!! Arrivo quasi in sosta, il cuore pompa a mille... Uhhhh! Non mi sono rotto niente, solo una gran botta e qualche sbucciatura; i miei airbag sono stati la macchina fotografica, il secchiello e un moschettone che ora sono da buttare! Ho perso anche gli occhiali che per fortuna ritrovo intatti a base parete sull'unica chiazza di neve rimasta.
Siamo al terzo tiro di Luce del Mattino all'anticima dell'Averta. Si scende. Mentre mi calo penso già ai movimenti che farò di ritorno su questa placca.
Mi chiama David e mi propone il Pesce, ci sto. Siamo entrambi neofiti dolomitisti ma non importa, abbiamo solo voglia di scalare. Lui torna dalla Germania, io preparo al volo il saccone (errore!) e siamo già a Malga Ciapela con il naso all'insù. Una birra così così al rifugio e poi andiamo a passare la notte con due slovacchi in una grotta. Partiamo decisi, non sempre la via è evidente ma cerchiamo di tirare dritto passando su lame rimbombanti e schivando proiettili che arrivano dall'alto. Arrampicata mai banale ma non è questo il problema... Il saccone da recuperare ci sta uccidendo lentamente, non viene. All'inizio delle vere difficoltà prendiamo atto della situazione e ci caliamo.
Il giorno successivo, belli leggeri e senza impicci, ci godiamo finalmente l'arrampicata su questa immensa muraglia salendo Tempi Moderni fino in cengia. Poi scendiamo (che bello scalare di nuovo il traverso!) e iniziamo il lungo viaggio di rientro a casa.
Passo quasi due settimane a Milano lavorando in pizzeria. Il resto del giorno (e della notte) faccio slackline con gli amici brasiliani.
Aspetto ancora un paio di giorni poi al Bianco sembra venir bello... Parto, questa volta da solo e in giornata; lascio Milano alle tre di notte, alle cinque posteggio e alle sei e mezza sorseggio un the caldo preparatomi dai gentilissimi gestori del Rifugio Borelli. Voglio salire la cresta Sud dell'Aiguille Noire, sono venuto leggero, l'idea è di salire e scendere veloci. Ho una corda, qualche moschettone, due friend, qualche metro di kevlar, un litro d'acqua, due barrette, giacca a vento e un telo d'emergenza da bivacco (forse più psicologico che altro). Insomma o la va o la spacca, mi sono imposto prima di partire che al primo segnale di brutto sarei sceso. Poche storie. Lascio il rifugio confortato dall'idea che i ragazzi seguiranno per intero la mia salita con il binocolo. Calzo subito le scarpette anche se all'inizio il terreno è facile. Sono a mio agio, non fa freddo, trovo la via, mi muovo bene.
Mi lascio alle spalle la Punta Gamba e salgo, prima per placche poi con arrampicata più esposta, verso la Bifida. Supero qualche passo più impegnativo e qualche volta devo cercare la via ma vado su sempre bene. Raggiungo l'intaglio tra la Bifida e la Welzenbach e per la prima volta prendo fiato e butto l'occhio sul versante Monzino. Ci sono le nuvole e sono basse e grigie, mi guardo un po' attorno e vedo grossi nuvoloni bianchi questi però non mi preoccupano. torno qualche metro indietro fino sotto la Bifida, dove c'è una comoda cengia. Aspetto mezz'ora, le nuvole grigie non vanno via e ora anche la mia cima è coperta.
Chiamo il rifugista e gli chiedo se ha già l'aggiornamento meteo, non ce l'ha. So che oggi era previsto bello stabile almeno fino al tardo pomeriggio però Io, Oggi, Qui, Così non posso fidarmi e gli comunico la mia volontà di tornare giù.
Mi calo e dove posso disarrampico, ci sono parecchie soste, non tutte buone. Più in basso dove è facile ma il terreno è più infido lascio qualche cordino e miglioro un paio di soste. Sono di nuovo alla base, ho impiegato il doppio del tempo che ci ho messo a salire. Una discesa per niente banale, se avessi dovuto ritirarmi da più in alto per cattivo tempo sarebbe stata una bella ravanata. Ora chiaramente il tempo è splendido, cielo blu senza una nuvola, il meteo era corretto. Sono convinto di aver fatto comunque la giusta scelta.
Torno al rifugio e passo un paio d'ore con i simpatici ragazzi che a turni e in modo volontario tengono questo bellissimo nido d'aquila. Grazie!
Scendo di corsa e via a Milano.
Riposo un giorno e poi riparto. Vado al mare in Vespa!
Meta è Finale Ligure, sono solo però al portapacchi è saldamente ancorata la mia sacca contenente corda, scarpette e magnesite! Passo dal Paretone ma il clima è tropicale, dopo un tiro sono fradicio, gli occhiali sempre appannati ed è impossibile fidarsi dei piedi... Mi sposto allora in spiaggia con pizza e focaccia a scambiare due chiacchiere con Pino il bagnino, faccio una nuotata e nel pomeriggio vado a Capo Noli curioso di provare il Traverso. Scoprirò che di traversi ce ne sono tre, scalo il più facile tre volte avanti e indietro, è una figata! Mi concedo anche qualche tuffo in mare! Altre due chiacchiere con simpatici locali e poi mi scolo un litro di coca cola in paese e riprendo l'autostrada, questa volta in infradito, costume e canottiera. Questa è vita.
Brao...goditela..
RispondiElimina...la vita!
Silvi